Pensavo che ho sempre cercato qualcuno capace di spiegarmi l’amore. Uno scrittore, un poeta, un filosofo, il primo stronzo che mi giurava di sapere cosa fosse.
Come se una definizione qualsiasi potesse cambiare le cose. Come se sapere con esattezza cosa fosse mi avrebbe aiutato. Qualcuno ci ha provato a darmela.
Kierkegaard mi aveva quasi convinto, col suo “di te amo quel che sono con te. Amo il me che sta con te”. Ma poi la conclusione era che senza di te io non mi amo più, io non mi voglio più, e non è proprio così che la penso. Dopo di lui ci provò Heidegger, e devo dire che in teoria ci aveva preso proprio bene, ma si perse nella pratica, perché non ebbe mai il coraggio di lasciare la moglie per Arendt, la sola donna che amò davvero. E allora mi sono detta che, no, l’amore non è mica quello di Platone che è fatto di contemplazione e pensiero.
Kierkegaard mi aveva quasi convinto, col suo “di te amo quel che sono con te. Amo il me che sta con te”. Ma poi la conclusione era che senza di te io non mi amo più, io non mi voglio più, e non è proprio così che la penso. Dopo di lui ci provò Heidegger, e devo dire che in teoria ci aveva preso proprio bene, ma si perse nella pratica, perché non ebbe mai il coraggio di lasciare la moglie per Arendt, la sola donna che amò davvero. E allora mi sono detta che, no, l’amore non è mica quello di Platone che è fatto di contemplazione e pensiero.
Così ho smesso di cercarlo nei libri e me la sono data da sola la risposta.
L’amore è quando non te lo chiedi più, cosa sia.
L’amore è quando non te lo chiedi più, cosa sia.
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